Lavoro: oltre 9 mila persone occupate nel sistema portuale dell’Adriatico centrale

Pubblicato il 5 febbraio 2020 • Notizie

E’ come se fosse una grande impresa che occupa 9.016 persone. Questo il valore dell’occupazione complessiva del sistema portuale, che va da Pesaro ad Ortona, secondo la ricerca “Analisi d’impatto occupazionale del sistema portuale del mare Adriatico centrale”, realizzata dalle società leader per ricerche statistiche Questlab e Quantitas di Venezia su commissione dell’Adsp e presentata oggi in una conferenza stampa nella sede dell’istituzione ad Ancona.

Secondo la prima grande analisi sugli occupati nella realtà portuale del mare Adriatico centrale, gli addetti complessivi del settore privato del sistema, a fine 2018, risultano essere 8.066 con una crescita del 1,9% sul 2017 quando erano 7.912. Al dato complessivo si devono aggiungere circa 950 persone occupate nelle pubbliche amministrazioni esclusivamente competenti in ambito portuale (tra cui Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Capitaneria di porto, Guardia di Finanza, Polizia di frontiera, Sanità marittima, Autorità di sistema portuale), che portano il totale degli addetti a 9.016, con una crescita complessiva del +1,7% sugli 8.861 addetti del 2017.

Perché l’analisi?

L’obiettivo dell’approfondimento è quello di valutare l’impatto e la tipologia del lavoro nei sei porti di competenza dell’Autorità di sistema portuale, Pesaro, Ancona, Falconara Marittima, San Benedetto del Tronto, Pescara e Ortona. In particolare, lo scopo della ricerca era di individuare le principali attività degli scali dal punto di vista dell’intensità occupazionale, approfondire l’impatto diretto e indiretto delle attività portuali sull’occupazione e disporre di proiezioni sul trend del lavoro anche attraverso la somministrazione di questionari da compilare on line. L’universo interessato dall’analisi comprende 424 aziende fra coloro che sono titolari di concessioni e autorizzazioni e quelli che, negli ultimi due anni, hanno compiuto lavorazioni in ambito portuale. Gli addetti del settore della pesca sono stati calcolati grazie alla collaborazione delle Capitanerie di porto che, fra le loro varie competenze, hanno la tenuta del registro degli imbarcati. Del totale delle 424 imprese interessate dalla ricerca, l’analisi ha individuato che 99 hanno sede all’interno dei sei ambiti portuali mentre 325 sono le aziende che hanno sede esterna ai porti.

Le imprese portuali dell’indagine

Delle 424 imprese interessate dall’indagine, 135 sono della cantieristica, 70 di altre attività commerciali (autotrasporto, servizi ai passeggeri, provviste navali, venditori di carburante, imprese impegnate negli interventi subacquei e nella pulizia degli specchi acquei, altri servizi connessi al traffico marittimo e logistico), 49 sono agenzie marittime, portuali, terminaliste e spedizionieri, 46 sono del settore pesca, 43 della nautica/turistica da diporto (marine e servizi connessi al diportismo), 37 di altre attività (imprese edili, officine meccaniche, servizi per gli autoveicoli in transito nei porti), 24 sono i pubblici esercizi, 12 di altre attività industriale (stabilimenti produttivi all'interno degli scali, dedicati alla manifattura, industrie del legno, industrie meccaniche presenti nei porti) e 8 i servizi tecnico-nautici (piloti, ormeggiatori, rimorchiatori).

Gli occupati nei porti

Gli addetti complessivi del settore privato del sistema portuale a fine 2018 risultano essere 8.066 con una crescita del 1,9% sul 2017 quando erano 7.912. Al dato complessivo si devono aggiungere circa 950 persone occupate nelle pubbliche amministrazioni esclusivamente competenti in ambito portuale (tra cui Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Capitaneria di porto, Guardia di Finanza, Polizia di frontiera, Sanità marittima, Autorità di sistema portuale), che portano il totale degli addetti a 9.016.

Dalla distribuzione degli occupati nei porti emerge che nello scalo di Ancona-Falconara Marittima lavorano il 74,4% del totale degli addetti, in quello di Pesaro l’8,2%, ad Ortona il 7,7%, a San Benedetto del Tronto il 5,9% e a Pescare il 3,9%.

Dall’analisi emerge, quindi, che nel porto di Ancona gli occupati nelle imprese sono 5.998, con una crescita del +1,6% sul 2017 quando erano 5.903, cui vanno aggiunte altre 530 persone occupate nelle pubbliche amministrazioni con competenza esclusiva in ambito portuale per un totale di 6.528 addetti.

Nel porto di Pesaro i lavoratori nelle imprese sono 663, +8,8% sul 2017 quando erano 609, con un incremento legato soprattutto alla cantieristica. Sono 619 gli occupati del porto di Ortona, +3,8% sui 596 del 2017. Nel porto di San Benedetto del Tronto, i lavoratori sono 475, con un aumento del +1,2% sul dato di 470 del 2017. Nel porto di Pescara, gli occupati sono 311, -6,7% sui 333 del 2017.

Gli occupati per settori di attività

Gli addetti crescono nella maggior parte dei settori portuali analizzati. Del totale degli 8.066 occupati del 2018 (+1,9% sui 7.912 del 2017), la cantieristica è il settore con il maggior numero di addetti: 4.139 persone, con una crescita del +3,8% sui 3.988 del 2017. Segue, come numero di occupati, la pesca con 1.661 addetti, che registra però un calo del -4,8% sui 1.746 del 2017. Sono 808 gli addetti delle agenzie marittime, portuali, terminaliste e spedizionieri, con un aumento del +2,5% sui 788 occupati del 2017. Crescono addirittura del +18,9% i lavoratori delle attività commerciali, che passano dai 442 del 2017 ai 526 del 2018. Scendono, invece, gli occupati delle attività della nautica/turistica da diporto (-6,4%), da 441 a 413. Le attività industriali registrano un leggero aumento (+0,9%) con 174 occupati nel 2018 sui 173 del 2017. Crescono anche i lavoratori dei pubblici esercizi (+3,5%), passando da 137 a 142 addetti, e del +5,4% quelli dei servizi tecnico-nautici ((piloti, ormeggiatori, rimorchiatori) con 135 persone rispetto ai 128 del 2017.

Focus sul porto di Ancona

Sono 6.528 i lavoratori complessivi del porto di Ancona: 5.998 i lavoratori dei settori privati (+1,61% rispetto ai 5.903 del 2017) e 530 lavoratori delle pubbliche amministrazioni direttamente competenti sulle attività portuali. La cantieristica navale è il settore con il maggiore numero di lavoratori nel porto di Ancona, con un’incidenza del 64% sul totale degli occupati. Vi lavorano infatti 3.686 persone, con una crescita del +2,54% sui 3.594 addetti del 2017. Gli occupati del porto di Ancona connessi al traffico passeggeri e merci sono, in totale, 1.736 nel 2018, con un incremento del +4,2% sui 1.666 del 2017: 652 sono gli addetti nelle agenzie marittime, portuali, terminaliste e spedizionieri, 139 quelli dei pubblici esercizi, 354 nelle attività commerciali, con una crescita del +17,2% sul 2017, 56 nei servizi tecnico-nautici (piloti, ormeggiatori, rimorchiatori) a cui si aggiungono le 530 persone occupate nelle pubbliche amministrazioni con competenze esclusivamente portuali.

Sono 177 le persone che lavorano nella nautica/turistica da diporto, 144 nei pubblici esercizi, 95 negli altri, 84 nelle attività di carattere industriale. La pesca, con i suoi 750 addetti, registra un calo del -9,11% dell’occupazione sugli 825 del 2017, coerente il dato generale del sistema.

DICHIARAZIONI

Rodolfo Giampieri, presidente Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale

“Quando i numeri sono così importanti, lo sono anche le responsabilità e le decisioni conseguenti. Nei sei porti dell’Autorità di sistema portuale ogni giorno entrano a lavorare più di 9 mila persone. Del totale ben 6.528 sono occupate nel porto di Ancona che, come confermano i dati di questa ricerca, ha la valenza di uno scalo multiporpose, con settori tutti produttivi, nautica e turistica da diporto, agenzie marittime, spedizioniere, portuali e terminaliste, attività industriali e commerciali, pubblici esercizi, tecnico nautici, pesca, in cui questo momento brilla la cantieristica”. Giampieri ha aggiunto che “è fondamentale far percepire alla comunità, spesso non consapevole, la ricchezza diffusa e il valore dell’occupazione che genera il porto internazionale di Ancona. Un mondo, questo della portualità, che si sta sempre più trasformando, aumentando la professionalità e abbracciando nuove tecnologie e metodologie che riguardano anche la sostenibilità ambientale. Questa analisi, inoltre, vuole porre le basi per un approfondimento dei fabbisogni formativi delle imprese che sono il vero motore del porto, assieme a maestranze sempre più qualificate. Il nostro compito è cercare di facilitare in tutti i modi il loro lavoro affinché si continui a creare occupazione”.

Matteo Paroli, segretario generale Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale

“Il 65 per cento dei giovani, che oggi frequenta la scuola dell’obbligo, non sa che lavoro farà in futuro. Crediamo che, come portualità, sia importante far capire quali sono gli orizzonti formativi e di occupazione che si aprono per loro in questo mondo. La ricerca, che abbiamo voluto in maniera così approfondita come prima Autorità di sistema portuale, oltre a quanto previsto dalla legge, ha proprio lo scopo di comprendere la grande evoluzione dei settori portuali e indirizzare le future scelte di formazione sulla base delle esigenze del cluster marittimo. Un’analisi da cui sono emersi indicazioni molto interessanti, che intendiamo approfondire rispetto a questa prima fase iniziale perché conoscere dove il mondo del porto significa offrire ai nostri figli una formazione al passo con i tempi”.

Nicola Ianuale, amministratore Questlab, che ha illustrato la ricerca

“Due le informazioni di rilievo che emergono dall’analisi. La prima è quella dell’occupazione, con oltre 9 mila addetti nel sistema portuale. La seconda nota è che tutti i porti del sistema, a parte al momento Pescara, stanno crescendo come numero di addetti con un incremento complessivo dell’1,7%. Un sistema in crescita in cui spicca l’importanza dello scalo internazionale di Ancona”.

Gianluca Gregori, rettore Università Politecnica delle Marche

“E’ importante poter cominciare dai dati e dall’analisi statistica per capire il valore del lavoro e dell’occupazione e della loro positiva influenza socio-economica sui territori. Da questi numeri si può partire per definire nuove strategie di sviluppo per le comunità”.

Ida Simonella, assessore al Porto del Comune di Ancona

“Dalla ricerca emergono numeri di rilievo, che dovremo continuare a monitorare nel tempo. Dati che confermano e dimostrano come per Ancona il porto sia una grande occasione. L'occupazione è reddito, e reddito è spesa per consumi, e dunque altro reddito e lavoro nel tessuto cittadino. Ancona può contare su una grande struttura produttiva ad alta intensità di lavoro e un manufatturiero (in primis i cantieri) che si è consolidata nel tempo mentre in altre zone regionali ha subìto un ridimensionamento drastico”.

Rapporto sul lavoro

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